Prendersi cura del pianeta e migliorare l’ambiente in cui viviamo è un compito che ciascuno come individuo si può assumere, ma anche le aziende – alimentari e non – possono contribuire su grande scala, migliorando la filiera e mettendo in atto azioni che abbiano un impatto immediato sul quotidiano.
Produrre e distribuire pasti richiede utilizzo di energia, con conseguente produzione di CO2 e ricadute negative sul clima; per non parlare dello spreco di merci preziose, che si può verificare fra un passaggio e l’altro: cibo ancora buonissimo che è giusto rimettere in circolo affinché arrivi a chi ne ha bisogno. Ma, in pratica, come si fa?
Eat Pink ha da poco avviato una collaborazione con Regusto – realtà creata proprio per ridurre sprechi e consumi – e i primi risultati sono stati davvero incoraggianti: a marzo Eat Pink ha fatto la sua prima donazione, che ha permesso di salvare oltre 200 pasti e di dare un taglio alle emissioni di anidride carbonica per un totale di 20 kg.
Ed è solo l’inizio!
Una catena virtuosa
Da un progetto di Recuperiamo s.r.l. è nata Regusto, la prima piattaforma che combatte lo spreco alimentare andando ad agire sulla gestione di stock ed eccedenze. Attraverso la tecnologia blockchain è possibile mettere in comunicazione aziende che vogliono vendere o donare i propri prodotti ed enti no profit o associazioni che ne hanno bisogno; il tutto con un sistema informatizzato che traccia ogni singolo passaggio e calcola l’effettivo beneficio di ogni transazione, dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.
Basti pensare che una donazione di circa 100 kg di prodotti alimentari può evitare la produzione di 35 kg di CO2, il consumo di 1350 m2 di suolo e l’utilizzo di 380 m3 di acqua; inoltre permette il risparmio di costi di smaltimento, tasse dei rifiuti e lavorazioni di materie prime. Se a questi numeri aggiungiamo il recupero di 200 pasti, a maggior ragione si può essere sicuri di aver fatto qualcosa di buono per tutti.
